ROSOLIA
Definizione: è una malattia infettiva acuta contagiosa (ma meno del morbillo), caratterizzata da esantema, febbre e linfoadenopatia.
Eziologia: è causata dal virus della rosolia o rubivirus che appartinene alla famiglia delle Togeviridae. Ha forma sferica, 55-60 nm di diametro, RNA monocatenario, capside icosaedrica costituito dalle proteine C, mantello con glicoproteine transmembranarie E1 ed E2. Presenta un effetto citopatico tardivo.
Epidemiologia: la rosolia è una malattia contagiosa che presentava epidemie ogni 6-9 anni in epoca prevaccinale. Colpisce soprattutto bambini di 5-9 anni, ha una contagiosità inferiore al morbillo. La trasmissione avviene per contatto diretto o indiretto per via inalatoria.
Il periodo di contagiosità va da 10 giorni prima a 15 giorni dopo il rash.
I neonati con rosolia congenita eliminanno il virus fino a 18 mesi dopo la nascita costituendo una pericolosa fonte di contagio.
L’infezione determina una immunità non completa tanto che sono possibili reinfezione asintomatiche dopo l’infezione primaria, soprattutto in soggetti con bassi titoli di Ab anti emagglutinina (< 1:64); fortunatamente le reinfezioni non si accompagnano a viremia e ciò è importante soprattutto nelle donne in gravidanza. Nei vaccinati nell’84% dei casi si ha reinfezione.
Patogenesi: segue lo schema consueto: il virus si localizza nella mucosa orofaringea, da qui diffonde attraverso i linfatici nel sangue dove determina una viremia primaria, quindi si moltiplica nel SRE determina una viremia secondaria e si localizza a livello della cute dove determina le manifestazioni esantematiche che sono derivate da manifestazioni di tipo immunologico.
Clinica
Nel 50-60% dei casi l’infezione decorre asintomatica.
Il periodo di incubazione è di 12-13 giorni, nei bambini non è presente periodo di invasione, mentre negli adulti questo può essere presente e manifestarsi con febbre ed anorresia.
L’esantema si manifesta con piccole maculo-papule di colorito roseo, non confluenti che durano per 3 giorni e poi svaniscono senza desquamazione. L’esantema inizia sulla fronte e sul collo e poi diffonde agli arti e al tronco (diffusione craniocaudale). Talvolta sono presenti sul palato molle delle lesioni petecchiali non patognomoniche (macchie di Forscheimer).
È presente linfoadenopatia soprattutto retroauricolare e latero-posterocervicale.
In circolo si ha aumento di monociti e plasmacellule.
Possibili complicanze sono:
• artriti delle grandi e piccole articolazioni di durata di 1 mese soprattutto nelle donne
• trombocitopenia con manifestazioni emorragiche
• encefaliti con decorso grave, letalità del 20-50% che colpiscono soprattutto gli adulti (1:5000 casi di malattia)
Rosolia congenita (fetopatia rubeolica)
Il rischio che l’infezione primaria contratta dalla madre procuri danni al feto varia in base al periodo di gestazione:
o 65-80% nei primi 2 mesi (aborti e difetti multipli)
o 30-35% nel 3° mese (difetto singolo)
o 10% nel 4° mese
o basso fino alla 20° settimana (sordità)
l’embriopatia rubeolica è una sindrome malformativa caratterizzata dalla classica triade:
1. malformazioni cardicache: pervietà del dotto arterioso di Botallo, tetralogia di Fallot, difetto interventricolare, comunicazione interatriale, stenosi polmonare, miocardiopatia
2. lesioni oculari: cataratta, microftalmia, retinopatia, glaucoma congenito,
3. difetti del SNC: microcefalia, idrocefalo, ritardo mentale, sordità
La fetopatia rubeolica è una forma morbosa che prosegue dopo la nascita con lesioni evolutive:
porpora trombocitopenica, anemia emolitica, epatiti, miocarditi lesioni ossee asintomatiche diabete mellito.
La panencefalite progressiva rubeolica colpisce soprattutto soggetti tra 8-19 anni e in particolare pazienti con rosolia congenita.
È caratterizzata da deterioramento delle facoltà intellettive, mioclonie, atassia cerebellare (manca nella SSPE), decorso afebbrile. Dal punto di vista istologico la lesione fondamentale è rappresentata da demielinizzazione, gliosi, infiammazione a manicotto perivascolare e meningea.
Diagnosi
Si basa sulla ricerca delle IgM specifiche anche nelle reinfezione.
In gravidanza viene fatta la biopsia placentare a 12 settimane, PCR su cordocentesi o liquido amniotico o IgM sul sangue fetale (> 22 settimane) che non possono essere trasmesse dalla madre al contrario delle IgG.
Le IgM materne non garantiscono la non trasmissione madrefeto.
Terapia
La terapia è sitomatica.
La vaccinazione con virus vivo attenuato è facoltativa, ha una efficacia del 95% e può dare rosolia attenuata con artriti soprattutto negli adulti.
Non va effettuata in donne in gravidanza poichè il virus attenuato determina viremia e può infettare il feto, anche se non si conoscono i suoi effetti teratogeni.
È raccomandata a tutte le donne prepuberi e in età fertile: costoro devono evitare una gravidanza entro i 3 mesi successivi dalla vaccinazione.
Le Ig sopprimono i sintomi ma non la viremia, perciò la immunoprofilassi passiva ha uno scarso impiego.
mercoledì 24 giugno 2009
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